sabato 24 maggio 2014

Sognare una nuova politica

Le idee politiche sopravvivono a coloro che le hanno formulate. Pensiamo alla Rivoluzione Francese: essa è terminata molto tempo fa, ma l'idea di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza è sopravvissuta agli uomini che l'hanno affermata, solcando gli anni ed arrivando con energia fino ai giorni nostri. Oppure pensiamo al messaggio di amore di Cristo, o del Buddha: anche se scomparsi da secoli ancora oggi miliardi di persone si riconoscono nel loro messaggio.

Questo perchè le idee, al pari di tutti gli organismi viventi, cercano di intrufolarsi nelle nostre menti allo scopo di sopravvivere: accogliendole e propagandandole le nutriamo donandogli l'energia più preziosa dell'Universo, la nostra attenzione. Grazie ad essa le idee sopravvivono al tempo, conservando vitalità e potere, oppure si spengono lentamente, morendo nei libri di storia o negli annali della filosofia. Per questo, una volta create ed alimentate dalla persona che per prima le ha formulate, le idee assumono coscienza di sè cercando in tutti i modi di essere comunicate ad altri, allo scopo di moltiplicarsi per avere più chances di sopravvivenza. Molte volte purtroppo anche a discapito degli ospiti che le hanno accolte nelle loro menti e le hanno nutrite, ignari dei danni che una tale permanenza avrebbe causato per la loro vita. Pensiamo ad esempio alle idee che ci consumano o che ci opprimono, ed avremo un riscontro concreto di come a volte le idee possono consumarci fino al midollo.

Le idee sanno dunque essere molto influenti, soprattutto se pensate da molte persone, ed è per questo che bisognerebbe stabilire delle regole di ingresso della nostra mente, una sorta di "frontiera" di accesso. Molte delle idee che consideriamo "nostre" in realtà sono solo estranei che sfruttano la nostra energia, come un inquilino che non paga l'affitto. Dovremmo dunque cercare di accogliere, o meglio ancora formulare, solo le idee che crescono in armonia con i loro ospiti, in modo da creare un circolo virtuoso sostenibile, un ecosistema della nostra mente.

Si sente spesso dire che coloro che vincono in politica, così come in altri ambiti in cui è richiesto un grande consenso, sono coloro che preferiscono rifiutare gli ideali per soddisfare i desideri più bassi dell'essere umano. Per questo motivo oggi la discussione politica verte molto sulle opinioni e poco sui fatti: la carica emozionale che scaturisce dal contrasto delle opinioni è uno strumento di potere molto forte. Le idee che circolano solitamente in questi ambiti sono malsane, stantie, vecchie di millenni ma ancora vive e vegete, a discapito di ogni logica e buon senso. La Storia ha dimostrato fino allo sfinimento che ad esempio la guerra porta solo conseguenze negative, per chi perde ma soprattutto per chi vince, come una sorta di peso karmico per l'intera nazione. Ma l'umanità non riesce a farne a meno: anche se non in modalità mondiale, purtroppo gli scenari di guerra sono ancora molti, troppi.

Per cui faccio un appello a tutti Ai politici, che avrebbero il compito di creare idee nuove, e ai cittadini, che hanno la responsabilità di scegliere quelle idee che più li convincono, in piena autonomia emotiva ed intellettuale. Prima di votare, prima di agire, prima di prendere posizione su qualunque argomento, fermatevi un attimo a considerare se le idee che pensate sono veramente vostre, o si sono intrufolate di soppiatto per scroccare la vostra energia. Se pensate di essere persone migliori delle idee che pensate, è arrivato il momento di sbarazzarvi di quelle idee il prima possibile, accogliendo invece quelle che più sono in armonia con voi.

Perchè il mondo oggi ha bisogno non tanto di persone nuove o di nuovi sistemi politici. Il mondo oggi ha bisogno di idee nuove, in grado di superare questo empasse planetario, per fondare il futuro del nostro pianeta, migliore del nostro presente, e di cui essere fieri. Puntate in alto, siate creativi, e un po' folli se necessario.

Abbiamo fatto indigestione di logica e razionalità. Quello che ci manca è la capacità di sognare di nuovo.

lunedì 19 maggio 2014

Spiritualità e coltivazione delle bietole


Paragonare la Natura ad un orologio svizzero è assolutamente sottovalutante. Perchè la Natura è molto più precisa di un orologio svizzero e soprattutto molto, molto più complessa.

Si stima che siano più di otto milioni le specie viventi sul nostro pianeta, questo non contando quelle estinte. Per ogni specie, vivono da migliaia a miliardi di individui. All'interno del corpo di ogni individuo avvengono milioni di complicatissime reazioni biochimiche in ogni istante. Tutti questi individui, poi, vivono condividendo lo stesso ecosistema, in perfetto equilibrio demografico. Il numero di individui infatti si adegua al territorio, non viceversa. 

Direi che questi numeri bastano a far impallidire qualsiasi ingegnere meccanico, svizzero e non. Nessuno si sognerebbe di poter replicare la stessa complessità, perchè le variabili in gioco risulterebbero troppe anche per il più potente dei calcolatori, che infatti spesso si accontenta di lavorare su un modello semplificato della realtà. La mente dell'uomo non tenta di replicare la Natura ma crede, con molta vanità, di essere in grado di potervi interagire, da pari a pari. 

La mente infatti sopravvaluta le proprie capacità, perchè crede di essere uno strumento creativo, e non analitico. Sulla base di teorie anche molto complesse si convince di aver capito tutto, che fuori di lei non esista altro da comprendere e che, se non riesce ad operare creativamente con la realtà, è solo una questione tecnica. Il progresso scientifico le permetterà un giorno di farlo.

Io non so cosa succederà in futuro, ma osservo la realtà di oggi, e non mi sembra che la nostra situazione renda giustizia alle possibilità del genere umano. L'intervento dell'uomo sulla Natura, ivi comprese le tecniche per "curare" il proprio corpo, mi sembrano in larga parte avventate e pericolose. Cosa succederebbe se dessimo il nostro orologio svizzero in mano ad un bambino di tre anni? Ecco, lo stesso facciamo noi con la natura, a tutti i livelli. Ignorando che il tempo possiede una propria qualità e che per conoscerla è necessario affidarsi a qualcosa di superiore alla mente, l'uomo continuerà sempre a lavorare "alla cieca", a faticare enormamente per avanzare nella conoscenza, combinando nel frattempo anche dei bei disastri.

Intendiamoci, non desidero fare il profeta del Medioevo prossimo venturo, ma credo che l'umanità di oggi sia ubriaca di tecnica. Mi consola il fatto che in molti siano passati dall'euforia di possedere la chiave per capire il mondo attraverso lo studio della materia inerte, ad un più pacata e sincera apertura verso la spiritualità, vera quintessenza della vita e che, seppur osteggiati, riescano sempre di più a far sentire la propria voce e a riconoscersi, al di là delle ovvie differenze. Perchè, come diceva Tiziano Terzani, di questo abbiamo bisogno, di "ribelli spirituali", oggi più che mai.

Si scoprirebbero quindi delle cose molto interessanti, come ad esempio che le nostre teorie segnano il passo quando l'esperienza si unisce a quell'impalpabile qualità che viene definito "momento presente". Ci si stupirebbe ad esempio nel sapere che esiste un agricoltore che, ascoltando la propria ispirazione, riesce ad ottenere dei raccolti inimmaginabili con qualsiasi altra tecnica di coltivazione tradizionale:
Questo agricoltore è in grado di coltivare senza pesticidi, di utilizzare pochissimo fertilizzante rispetto all'agricoltura convenzionale (ne usa 700 g per ettaro rispetto ai 500 kg per ettaro dell'agricoltura intensiva), di far crescere ortaggi su terreni salini, di rendere le piante più resistenti alle malattie, ecc.
Ecco cosa dice l'uomo quando qualcuno gli chiede perchè il suo metodo funzioni:
Le piante posseggono una vita come qualsiasi altra persona, come gli animali ed ogni altra cosa. Dobbiamo imparare a conoscerle, a trattarle con dolcezza. Le piante capiscono, sanno. Non tutti gli uomini hanno affinità con le piante, e non tutte le piante hanno affinità con gli uomini. È una questione di compatibilità, come avviene tra i gruppi sanguigni delle persone. Le piante stesse possono essere raggruppate a seconda dell'affinità, a seconda della loro energia.
Teilhard de Chardin sosteneva che "Non siamo essere umani che stanno vivendo un'esperienza spirituale, ma esseri spirituali che stanno vivendo un'esperienza umana". Le teorie sono utili solo se prevedono una forte interazione fra esperienza ed ispirazione personale. Pensiamoci su quando preferiremo agire secondo le nostre teorie, e non secondo ciò che in quel momento ci suggerirà la nostra ispirazione.

sabato 17 maggio 2014

Potremo mai fare a meno di Dio?



Al di là della schiettezza, forse anche un po' offensiva del titolo, cerco di spiegarmi meglio.

L'evoluzione nasce spesso da un cambio di prospettiva. Vedere sotto nuova luce ciò che abbiamo avuto sempre sotto gli occhi non è una perdita di tempo, se il cambio di prospettiva include un mutamento della nostra percezione della Realtà. Se Galileo non avesse visto le parole di Aristotele sulla caduta dei gravi come un fatto falsificabile, a differenza dei suoi contemporanei che l'hanno invece considerato un dogma di fede, data l'autoritas, egli non sarebbe mai andato sulla torre di Pisa a lanciare due sfere di ferro di diverse dimensioni.

Così, quando parlo di Dio, parlo di una qualche entità divina esterna all'uomo, distante, trascendente. Tale entità sarebbe l'origine della Creazione, degli eventi della nostra vita, nonchè padrone del destino di tutte le creature. Il che implica una certa necessità di farsene una idea, e questa di solito non può che ricalcare i nostri difetti e i nostri pregi. Abbiamo immaginato dunque divinità irose, romantiche, vendicative, misericordiose. Ne abbiamo create molte, in molte generazioni. 

Ed ora che abbiamo fatto molti passi in avanti nella tecnica, ma pochissimi in campo spirituale, abbiamo la possibilità di colmare questa lacuna? La domanda sembra retorica, ma non lo è. Si aprono molte strade davanti a noi, ed alcune se ne sono chiuse. Ad esempio, risulta difficile immaginare di tornare ad una spiritualità fatta esclusivamente di ritualità, e in cui il divino non entri nella vita di tutti i giorni.

Dunque, che strada prendiamo? Continuiamo a cercare fuori di noi quello che non troviamo in noi, o proiettiamo fuori di noi ciò che non riusciamo ad immaginare di noi stessi? Perchè è così difficile immaginarci soli nell'universo? Non esseri meramente materiali, ma divini, in grado di poter creare attraverso l'immaginazione, di modificare la Realtà e sfruttarne le potenzialità, senza la necessità di delegare tali incomprensibili attitudini.

A questo punto appare chiaro il senso del titolo. Non desidero offendere nessuno, ma d'altra parte non bisogna negare il fatto che continuare a confinare la divinità fuori di noi, e continuare a considerarci poco più che animali, non ci aiuta nel cammino della cosapevolezza. 

Il Galileo di Brecht, alla domanda su dove fosse Dio nella sua opera, rispose: "Dentro di noi, o in nessun luogo". A differenza del personaggio storico, nell'opera teatrale lo scienziato pisano afferma con coraggio le proprie convinzioni. Saremo noi così coraggiosi da fare altrettanto?

martedì 6 maggio 2014

Astrologia 2.0 - Video riassunto


Questo è un breve riassunto della conferenza sull'Astrologia che ho tenuto il 16 aprile 2014 a Pisa. 
Mi scuso per le riprese e per l'audio, spero che il messaggio passi lo stesso.