lunedì 29 settembre 2014

Primo Contatto


Mario,
ho letto di nuovo la tua lettera oggi dopo qualche giorno che non la riguardavo. Ed anche se non riesco a comprendere pienamente perchè lo faccia, vorrei comunicarti che sono pronto ad entrare a far parte dell'Organismo. Questo però ad una condizione: che possa continuare a pensare con la mia testa. Troppo spesso ho visto persone genuine associarsi per diventare poi fanatiche integraliste. Come mi dicevi, il patrimonio dell'Organismo è patrimonio dell'umanità. Ecco, non voglio ne vorrò mai separarmi da essa. Desidero continuare a sentirmi al pari degli altri esseri umani. Semmai vorrei risolvere, se possibile, alcuni dei loro problemi. Per questo entro nell'Organismo: non desidero posizioni di potere, essere depositario di arcane conoscenze, per poi un giorno guardarmi intorno e ritrovarmi orribilmente solo a combattere una battaglia che nessuno intuisce.
Questo è l'inizio della mail che ho spedito a Mario. La decisione è ormai presa, sento che i tempi sono maturi per fare un ulteriore balzo. Questa volta non all'interno di me, alla ricerca della mia più profonda natura, ma verso qualcosa di misterioso, artificiale e potenzialmente molto pericoloso. Ma la posta in gioco è veramente grande, e non posso esimermi dall'impegnarmi in questa avventura. Il grado di addormentamento degli esseri umani è terribile, ed è spaventoso constatare come questa misera condizione trascini il mondo nel baratro. Io non mi ritengo un saggio, ma una persona che ha saputo, seppur fra molte difficoltà, continuare ad aver fiducia nelle possibilità dell'uomo, nel fatto che dentro di noi, e non fuori, si può trovare la forza per risolvere ogni problema, per superare ogni difficoltà e per costruire un mondo veramente più bello. Per noi e per coloro che ci seguiranno.
Ma questo io non desidero perderlo. Non voglio promettere a nessuno la mia cieca fedeltà, non voglio "credere". Io voglio capire e condividere. E cercare di portare con me quante più persone mi è possibile. Perchè ognuna di loro ha una storia di sofferenze e difficoltà, e merita di poter riscattare la propria condizione. E' per questo che ho posto questa condizione al mio ingresso nell'Organismo.
Ho ricevuto una risposta da parte di Mario solo un paio di giorni dopo:
Anch'io ho riletto varie volte la tua mail. Mi sembra una cosa sensata, ma inusuale. Solitamente le nostre richieste vengono accettate con sollievo, forse perchè i nuovi membri vengono normalmente reclutati fra persone estremamente dotate di intuito: doni che oggi sono assolutamente fuori luogo e senza sbocchi. Nel tuo caso il reclutamento si è basato su criteri leggermente diversi, data la gravità della condizione attuale. I saggi a cui ho sottoposto la tua condizione hanno accettato di vederti. Questa sera penserò a "rapirti", cioè userò la mia energia per farti viaggiare laggiù: non ti preoccupare, ad un certo momento perderai i sensi e ti ritroverai proiettato in una sala dove solitamente prendono luogo i nostri dibattiti. Se ce la farai ad addormentarti meglio.
La sera stessa non riesco a prendere sonno. Troppe domande, troppi dubbi, troppa inquietudine. Avviso mia moglie di quello che accadrà, ma ella è ormai abituata ai prodigi di Mario. Al momento convenuto le chiedo di lasciarmi solo nella mia stanza. Mi concentro, cercando di assaporare ogni istante. Cosa mi aspetterà laggiù? Inizio ad avere una paura terribile. E se mi stessi cacciando in un immenso guaio? Loro sono troppo potenti ed io non ho alcun asso da giocare per difendermi. Cammino per la stanza nervoso, mancano pochi minuti. Fisso il vuoto. Pochi secondi. Sento una specie di giramento di testa e vedo una nebbia spuntare dal nulla: mi avvolge completamente, sento un colpo allo stomaco. Chiudo gli occhi.
Odo il silenzio intorno a me. Una umidità penetrante, ed un forte odore di chiuso. I pochi rumori sembrano attutiti. Apro gli occhi e scopro con malcelata meraviglia di essere in una caverna. L'illuminazione è particolare, in quanto sembra che le pareti stesse emanino un tenue bagliore. La stanza potrà contenere al massimo una cinquantina di persone. Ce ne sono circa dieci, che mi guardano rilassati, seduti su alcuni sgabelli di pietra. Le loro vesti sono semplicissime, di una tela grezza, colorata con colori naturali. Colgo nei loro occhi lo stesso sguardo che ho immaginato quando ho associato il Cronorivelatore ai suoi inventori: una profonda saggezza, ma una lontanissima stanchezza, quasi un senso di incommensurabile noia. Il tono della loro voce è del tutto simile ai loro sguardi: profonda, scandita con tono quasi meccanico. Sembra che stiano recitando. Mario, accanto a loro, si alza e mi invita a sedermi. Sento gli occhi dei presenti su di me: il loro silenzio mi mette in agitazione.
"Abbiamo letto la tua condizione. Seppur viziata dall'ignoranza di un essere umano, la troviamo accettabile ed, in parte, condivisibile. Nessuno ti chiederà in futuro conto delle tue convinzioni: sei libero di coltivarle come meglio credi. Questo ti impedirà di poter accedere a molti degli arcani in nostro possesso: la tua volontà nel non voler fonderti nella nostra comunità ti impedirebbe comunque di beneficiarne appieno. Da ora in poi sarai considerato un esterno che, indirettamente, gode in parte dei benefici che a noi sono totalmente concessi. Il tuo impegno dunque non si profonderà nella sacra attività spirituale, ma sarà legato alla nostra operatività. Il nostro compagno ti condurrà dal tuo Circolo: sarà con loro che da ora in poi la tua attività verrà conseguita. Anche se hai in parte rifiutato la nostra offerta, sei comunque dalla nostra parte. E questo è quello che ci interessa".
Il discorso mi ha turbato negativamente: sento sollevarsi quella tipica sensazione che mi prende quando mi rendo conto di non star bene in una determinata situazione. Sento la necessità impellente di allontanarmi: sì, ma dove? Dove siamo, veramente? Mario si accosta e mi legge nel pensiero: "Siamo molto in profondità, solitamente ci incontriamo qui. Questo accade da molto, molto tempo. Ti riporto a casa. Chiudi gli occhi". Non mi curo degli altri, non voglio più osservarli: fisso Mario e chiudo gli occhi.
Il viaggio di ritorno è molto semplice: mi ritrovo in piedi nella mia camera da letto, come se nulla fosse accaduto. Sembra che il viaggio duri davvero pochissimo, e che sia praticamente istantaneo. Faccio qualche respiro, l'aria è tornata respirabile. Ora che le preoccupazioni si sono dissolte alla luce della mia esperienza, mi sento vuoto. La mia mente sta cercando di capire cosa è accaduto, e di adeguarsi a ciò a cui ho assistito.
La prima cosa che mi viene in mente è l'espressione del volto dei vecchi: spenti, annoiati, distanti. Sembra che, tranne le sembianze, non fosse rimasto niente di umano in loro. La glacialità delle loro parole e il loro sguardo tradivano una completa mancanza di sentimenti, di emozioni, di empatia. Questo solitamente mi impaurisce molto: solitamente associo la mancanza di emozioni con un esubero di raziocinio, e mi domando: se una persona così razionale trovasse sulla propria strada un ostacolo rappresentato da un essere umano, ne avrebbe rispetto? O preso dalla propria convinzione non esiterebbe ad eliminarlo per amore della proria causa? La stessa impressione non mi lascia al ricordo dei vegliardi, solo che moltiplicata per milioni di volte. Sono abbastanza inorridito, non desidero vederli mai più. Apro la porta e cerco mia moglie.

Il giorno dopo ricevo una mail di Mario appena sveglio:
Questa è l'ultima mail che ti scrivo. Desidero comunque che tu rifletta su ciò che pensi dei Saggi del nostro consiglio. Ai tuoi occhi appaiono non umani, ma in realtà essi hanno toccato con mano vette altissime di comprensione dell'universo, tali che per loro è ormai impossibile tornare alla loro primitiva situazione. L'esercizio costante, la completa dedizione, nonchè la conoscenza delle infinite possibilità dell'Essere li hanno resi ciò che sono. Essi hanno sacrificato la propria umanità per amore dell'Umanità intera, non giudicarli negativamente, ti prego. Spero che col tempo il tuo pensiero nei loro confronti muti. Nel frattempo, ti dico che al consiglio di ieri sera è stato deliberato che la tua educazione venga fatta sul campo. Il mio compito è dunque finito. Ti affido al Circolo a cui farai riferimento in futuro. Esso è formato da uomini e donne operative: sono coloro che svolgono il compito di mettere in pratica le "azioni". Ti sveleranno loro di cosa si tratta. Ecco l'indirizzo email con cui puoi contattare Giovanni anche da subito: è stato già messo al corrente di tutto. Per ora ti auguro buona fortuna.